Ex Direttore artistico Blubar Summer Festival

 

MAURIZIO MALABRUZZI –“ … E’ NEI MOMENTI DI ABBONDANZA CHE TI DEVI RICORDARE DI METTERE DA PARTE LE MUSICHE CHE HAI ASCOLTATO. UN GIORNO TI SERVIRANNO…”

Maurizio Malabruzzi,  ex regista rock alla guida del Blubar Festival

Tratto da un intervista di Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.

”Agli appassionati di rock e musica in generale il nome di Malabruzzi è considerato al pari di quello di tanti idoli della musica. A lui si devono alcune delle più importanti trasmissioni musicali andate in onda sulla Rai, spesso scoprendo e anticipando in tv artisti e filoni musicali prima della loro definitiva affermazione. Attualmente Malabruzzi è regista di “Agorà”, ma la musica non manca mai nelle sue attività quotidiane, come dimostra sulla sua pagina Facebook. Di recente ha firmato la regia della prima serata “Vedi chi erano i Beatles”, andata in onda su Rai 3. Il suo nome è indubbiamente legato alla storia della tv musicale italiana. Per certi aspetti lei può essere considerato il Julien Temple italiano. Che cosa l’ha portata a specializzarsi nella tv musicale? Come e dove ha mosso i primi passi?

Magari fossi il Julien Temple italiano! Vorrebbe dire che avrei incontrato dei Sex Pistols nostrani… A parte gli scherzi, ho iniziato, come dico spesso, “l’altro secolo” con una delle radio libere, così si chiamavano, di Roma: eravamo un gruppo di pazzi a cui piaceva la musica, poco dopo andai a lavorare per Rai3, chiamato da Fabio Fazio per un programma “giovanile”. Il resto è avvenuto da sé.

Un'altra cosa che mi ha colpito, rivedendo trasmissioni come “Black & Blue” (in onda nel 1989 su Rai3), è che riuscivate a dare spazio a realtà assolutamente emergenti e indipendenti. Penso alla puntata “Rock ’88”, incentrata su un concorso per realtà emergenti. Perché oggi non si riesce a proporre uno spazio analogo in grado di far conoscere artisti che continuano a credere nel live e non nei talent show?

È tutto cambiato, veramente tutto. Ascolti mai la radio fm?

Intorno al 1997, lei ha invece realizzato speciali su artisti come i Litfiba e la trasmissione “In tour”, spaziando da Jackson Browne a Fiorella Mannoia, fino a festival come quello di Porretta. Avendo seguito tanti artisti, di quali ha un ricordo particolare?

Anche quello fu un progetto ardito: decisi di seguire dei musicisti durante i loro tour. Ricordo che con i Litfiba ci passai quasi un mese, con il Banco del Mutuo Soccorso, invece, pochi giorni ma intensissimi. Ero insieme agli Avion Travel al Festival di Sanremo quando vinsero. Con Jackson Browne o James Taylor fu intesa a prima vista. Ivano Fossati, che mi chiamò durante la data di un suo tour, mi disse: “Noi suoniamo questo, ci riesci a far vedere? Mi fido solo di te”.

In tempi più recenti in tv ha attraversato generi diversi, da “La storia siamo noi”, dove comunque non sono mancate incursioni nella musica, fino ad “Agorà”, di cui è tuttora regista. Però di recente è tornato alla musica con la prima serata “Vedi chi erano i Beatles”, condotta da Fabrizio Frizzi su Rai3. Che approccio ha avuto nel preparare questa trasmissione?

Dimentichi tra le cose fatte, a cui invece tengo molto, la serie di trasmissioni di “Mediamente” realizzate con Carlo Massarini nello studio virtuale della Rai di Napoli. La trasmissione sui 50 anni dei Beatles in Italia era un progetto di Fabrizio Frizzi e Mario Pezzolla: non so da quanti mesi ci lavoravano. Sono arrivato e ho provato a inserire delle variabili, ma ho capito che era un progetto chiuso, in pratica un loro figlio. Ho fatto il regista e dato ordine al copione, mi sono divertito a inventare la grafica del grande studio Dear5. Lavorare con Frizzi e tutto il suo staff di autori è stato un vero piacere. Conoscevo Fabrizio fin dai tempi delle radio romane di cui sopra. Alla fine tutto torna. 

Tra le sue esperienze lavorative figura Radio Roma Uno, che trasmetteva da Via della Mercede 92 sui 95,500 MHZ. Lei era uno dei direttori dei programmi. Che cosa ricorda di quel periodo?

Radio Roma Uno fu uno degli ultimi lavori con la radio: venivo dalla direzione di Radio Blù e Radio Città Futura, era un’emittente che voleva essere internazionale, e molti degli speaker e autori non parlavano in italiano.

Per chiudere, una domanda che ci piace fare sempre. Quali sono i cinque dischi fondamentali per Maurizio Malabruzzi?

Difficilissimo. Sicuramente uno dei Grateful Dead, uno dei Talking Heads, uno di Brian Eno, uno di John Coltrane e uno di David Crosby. Tra i “giovani” aggiungerei un Thom Yorke con i Radiohead e Bjork. E se proprio c’è spazio per un italiano, sicuramente Ivano Fossati.

 

MARINO BARTOLETTI “ … NON MI SVESTO DEI PANNI CHE SON SOLITO PORTARE: HO TANTE COSE ANCORA DA RACCONTARE PER CHI VUOLE ASCOLTARE E A CULO TUTTO IL RESTO…”

Marino Bartoletti, romagnolo,è uno dei più noti e stimati giornalisti sportivi italiani,ma non ha mai nascosto la sua passione per la musica, al punto da essere protagonista e autore di numerosissimi programmi e documentari, nonché più volte giurato al festival di Sanremo, di cui è considerato un autentico “storico”.

E’ il papà di “Quelli che calcio”. Per Radio Rai ha creato e condotto “ Ciao ciao Sanremo”, vera e propria enciclopedia parlata e cantata del Festival.

 

GERMANO D’AURELIO detto N’DUCCIO

 

Amico e grande sostenitore del Blubar Festival il celebre cabarettista N’duccio, qui di seguito riportiamo una sua presentazione ( tratto dal sito: www.nduccio.com)

Vengo a sapere da Wikipedia che:

Sono nato a Pescara l’11 Luglio del ’54. Sarà vero, ma non ricordo bene: appena nato ero piccolo e capivo meno di adesso!

Sono un musicista. Non proprio, anche se in chiesa, alla messa degli anziani, suono “Resta con noi Signore la sera“. Ma… oltre alle anziane non é restato manco Gesù.

Sono un cabarettista. Non credo. “Cabaret” é una parola francese che significa “vassoio“, io che c’entro con la Scuola Alberghiera?

Mi propongo ” Io mi propongo? Caso mai mi indispongo!

Lavoro in tutto l’Abruzzo“, ma quando mai Wikipè? Sono quasi sempre fuori. E non solo dall’Abruzzo.

Canto il Folk“. Folk é una parola tedesca derivante dal Latino Vulgus. Sarò pure volgare e mi piace, ma Folk MAI! Forse “popolare“!

Uso il Dialetto abruzzese prevalentemente pescarese“. Mah!? Veramon, dicevano i Francesi, uso l’Abruzzese arrangiato al “Meridionalese“.

Nel 2008 pubblico“. Si ma dopo 14 pubblicazioni tra vinili, musicassette, stereo8, stereotipi, 45 giri ed LP, con Fonola, Rifi, Bess, La Voce del Cafone, e qualche altra che ho scordato…

Ho fatto televisione con Renzo Arbore (Meno siamo, meglio stiamo).
Si, ma forse prima anche cose meno importanti tipo: Seven ShowStand UpSuonare StellaRide…RaiCheck In… E poi RadioRai: con Roberto D’Agostino “Fuori Onda“, con Ernesto Bassignano “Ho perso il Trend“, con Annamaria Orfeo e Giuliano Gomez per 3 anni tutte le mattine su Radio Delta 1, da ottobre su Rai 3 Abruzzo tutti i mercoledì a “Buongiorno Regione“.
Anche ti dico? – Vien e vedrai – diceva il barbone 2000 anni fa’.

E mo basta che mi sò stufate!

CRISTINA ARRIGONI “ … YOU CAN’T START A FIRE, YOU CAN’T START FIRE, WITHOUT A SPARK,THIS GUN’S FOR HIRE,HEVEN IF WE’RE JUST DANCING IN THE DARK…”

Cristina Arrigoni ha da sempre una passione per il blues che l’ha portata a fotografare concerti, sviluppando uno stile particolarissimo. Dal 2010 è l’incontro con Willie Nile, che diventa presto non solo uno dei suoi soggetti preferiti, ma anche compagno di vita. Gli scatti realizzati poi per Randy Hansen, le danno giusta popolarità. Da allora collabora con Jackson Browne, Billy Idol,U2,Johnny Winter. Per la rivista “ Backstreets” ha fotografato Bruce Springsteen .Di notevole successo e suggestione la mostra fotografica allestita per l’occasione del Blubar Festival, dove protagonisti assoluti sono stati si i grandi musicisti internazionali, ma la particolarità e la grande sensibilità è stata quella di far uscire l’anima, fotografando le mani dei protagonisti. Guarda le foto di Cristina Arrigoni su Instagram

STEFANO BONAGURA- In 41 anni di attività professionale nel mondo della musica, ha maturato un esperienza trasversale, in ruoli diversi,guidato dalla curiosità e dalla passione per i suoni. Dal 1980 collaboratore di diverse riviste specializzate ( Rolling Stone- prima edizione italiana, Rockstar,Fare Musica,Stereoplay, Sturmenti Musicali,Backstage), di La Repubblica(inserti Weekend e Affari&Finanza).Da diversi anni fa parte della commissione artistica di Musicultura e cura la produzione esecutiva delle tre serate finali del festival, all’Arena Sferisterio di Macerata.

GRAZIANO IULIANI- Dal 1988, sull’Appennino tosco-emiliano, si svolge una rassegna dedicata interamente al soul. Si, proprio la musica che diede voce e visibilità alle battaglie dell’America nera per i diritti civili e una cittadinanza degna di questo nome. E’ il Porretta Soul Festival, sorto dal sogno di un ragazzo innamorato della musica di Otis Redding e di Rufus Thomas che, da adulto, si troverà ad abitare in via Otis Redding e a far sfilare le stelle del rhytm and blues in un anfiteatro all’aperto: il Rufus Thomas Park. Ha trasformato la sua cittadina nella Città del soul.